Edgardo Donato
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Edgardo Donato nacque a Buenos Aires, nel quartiere di San Cristobal, il 14 aprile dell’anno 1897. Si trasferì, ancora bambino, a Montevideo in Uruguay. I suoi genitori erano immigrati italiani. Ernesto Donato, il padre, classe 1871 era un appassionato musicista. Suonava il mandolino e il violoncello. Nella capitale uruguaiana finì per dirigere un’orchestra di musica da camera. La mamma, Egilda Cafagna, partorì ben nove figli di cui tre musicisti. Edgardo si dedicò al violino, Ascanio seguì le orme del padre con il violoncello, Osvaldo fu pianista e compositore. A dieci anni, Edgardo Donato entrò in conservatorio, studiando la musica con ardore e spirito di sacrificio. A vent’anni era pronto per suonare con il padre, sotto il suo sguardo severo. Il giovane prometteva bene, aveva talento e i genitori nutrivano aspettative sul suo futuro. Divenuto professionista, Edgardo entrò nell’Orchestra del Negro Quevedo, un famoso bandoneon argentino che annoverava tra le sue fila il pianista Enrique Delfino. Successivamente fece parte dell’Orchestra jazz di Carlos Warren. Era il 1919 ed esibendosi in giro per il Paese, anche con l’Orchestra di Eduardo Arolas, Donato conobbe per la prima volta il violinista Roberto Zerrillo. Nel 1922 compose il suo primo tango di successo dal titolo "Julian", dal testo di José Panizza, dedicato al regista uruguaiano Julian González e interpretato tra gli altri da Rosita Quiroga. Segue un altro tango memorabile: "A Media Luz" del 1924, interpretato dalla stella cilena Lucy Clory e due anni dopo dal mitico cantante Carlos Gardel. "A Media Luz" è a tutt’oggi uno dei tanghi più conosciuti e apprezzati a livello mondiale, quello che permise a Donato di entrare di diritto nell’Olimpo dei musicisti del genere.
Fino al 1930, Donato collaborò con Zerrillo, decidendo infine di creare una propria orchestra. Edgardo visse l’epoca del grande cambiamento del tango, dagli anni '20 agli anni '50. Una fase di passaggio dalla Guardia vieja di Francisco Canaro all’Epoca de Oro inaugurata dal "todo ritmo" di Juan D’Arienzo, passando per il tango sentimentale e struggente di Julio De Caro, di Carlos Gardel e affini. Inizialmente, Donato, nelle sue prime orchestre, si agganciò al modello tracciato da Canaro, limitando il protagonismo dei propri solisti. Collaborando con Zerrillo, comprese per tempo la rivoluzione del binomio D’Arienzo-Biagi e adattò il suo tango alle nuove tendenze all’insegna del ritmo e dei gusti di un pubblico, non più di ascolto, ma costituito in gran parte di ballerini pronti a scendere in pista nelle sempre più affollate milonghe. L’Orchestra di Donato riuscì però a impreziosirsi di alcune peculiarità: dall’utilizzo delle tre voci canore agli assoli di violino dello stesso direttore d’Orchestra. Un tango sobrio e allegro, squisitamente ritmico-melodico, dove i bandoneónes assunsero un ruolo importante, quasi di strumenti principali. Un tango, non innovativo, ma che si distingueva per l’eleganza delle melodie, per i virtuosismi quali il pizzicato degli archi e per la maestria dei cantanti in grado di duettare magistralmente. Cantarono per le Orchestre di Edgardo Donato, artisti del calibro di Luis Díaz, Azucena Maizani, Antonio Maida, Hugo del Carril, Horacio Lagos, Lita Morales e Romeo Gavioli. Non possiamo dimenticare di citare anche il celebre bandoneonista Julian Plaza. Donato ha composto oltre 200 tanghi: ancora oggi le moderne orchestre eseguono con successo "A Media Luz", "Julian", "El Huracan", "Olga", "Pensalo Bien".
L’Orchestra di Donato partecipò nel 1933 al film "Tango!", la prima pellicola sonora del cinema argentino. Lui stesso comparì anche in "Los tres barretines", film che vedeva Luis Sandrini tra i protagonisti. Nel 1948 lo ritroviamo accompagnare il cantante Oscar Fuentes in "Pelota de trapo" altro film cult di quegli anni. Tra esibizioni in radio e ospitate nei locali e nei cabaret più alla moda di Buenos Aires, le Orchestre di Edgardo Donato hanno divertito e fatto ballare migliaia di appassionati di tango. Di lui, morto nel 1963 a Buenos Aires, rimane il ricordo di una grandissimo musicista, pietra miliare della storia del tango argentino, di una persona allegra e scanzonata, distratta e sbarazzina come i tanghi che più gli appartenevano.
Articolo a cura di Andrea Contorni R.
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